Il Museum of Modern Arts di New York è una delle mete più prestigiose del mondo per il lavoro di qualsiasi artista. Nei suoi corridoi sono esposte moltissime opere, dalla pittura alle installazioni multimediali, e con una sezione apposita dedicata naturalmente alla fotografia. Visitare l’archivio fotografico del Museo dal rispettivo portale internet è un po’ come ripercorrere la storia di questa arte, dai primi scatti in bianco e nero di fine ‘800 alle più astratte composizioni del nuovo millennio. Nella mia indagine diversi artisti hanno suscitato il mio interesse, ma in questo articolo ho cercato di focalizzarmi soltanto sul lavoro di tre di essi che in modo più immediato ed istintivo hanno catturato la mia attenzione : Eduardo Del Valle, Laurie Simmons, Harry Callahan.
Eduardo Del Valle svolge assieme alla moglie un’indagine sulla metamorfosi dell’architettura vernacolare della penisola dello Yucatan in Messico. Il loro lavoro raccoglie preziose documentazioni visive sulla storia di questo territorio e del suo popolo;
Alcuni scatti dell'indagine fotografica di Eduardo Del Valle sull'architettura vernacolare dello Yucatan, Messico 1988
Nelle fotografie di Del Valle emergono aspetti molto importanti, come la meticolosa attenzione adottata dalle popolazioni locali, più e meno remote, nella costruzione dei loro tipici edifici con materiali organici e naturali. Proprio questo rapporto tra lavoro dell’uomo e natura appare particolarmente in evidenza nell’indagine fotografica dell’artista; l’opera dell’uomo si fonde con il paesaggio naturale e ne diventa parte, rompendo in qualche modo i rigidi limiti visivi tra architettura e natura a cui il paesaggio urbano ci ha abituati. La bellezza di questo sposalizio mi ha colpito molto, facendo si che il mio sguardo si soffermasse maggiormente sulle fotografie di Dal Valle tra quelle illustrate nell’archivo online del MoMA. Come già accennato in altri articoli del mio blog, la fotografia di paesaggio è tra le mie preferite, e questo particolare territorio che Eduardo Dal Valle è andato ad esplorare ispira significativamente la mia sfera emotiva, regalandomi piacevoli sensazioni a volte anche un po’ nostalgiche; quest’ultima affermazione è giustificata dal fatto che il territorio dello Yucatan in qualche modo rievoca nella mia mente alcuni paesaggi agresti attorno a casa mia.
Laurie Simmons
Le fotografie di Laurie Simmons sono emerse dalle altre dell’archivio come un pugno nell’occhio. La stravaganza delle sue composizioni attira inevitabilmente l’attenzione del nostro sguardo su di esse, sta poi alla personalità di ogni osservatore decidere se scendere nel profondo di questa fotografia o passare oltre, io ho scelto di approfondire il mio sguardo su questa autrice. Laurie Simmons fa un gioco tanto interessante quanto visivamente efficace, essa compone delle scene servendosi di bambole, pupazzi, manichini per la ventriloquia, e modellini di vario genere.
Due scatti dell'opera fotografia "Early color interiors" di Laurie Simmons, 1978/1979
Nella sua esperienza fotografica l’artista si sofferma più volte sulla riproposizione di scene di vita quotidiana, ma la sua ricerca comprende una varietà di espressioni visive che spaziano dai ritratti alle fotografie di architettura, tutte sempre accomunate dalla medesima caratteristica principale: i modellini.
Due ritratti della serie fotografia "Actual photos" di Laurie Simmons, 1985
Una fotografia di "architettura" della serie fotografia "House/Castle" di Laurie Simmons, 1998
Due scatti dell'opera fotografia "Early color interiors" di Laurie Simmons, 1978/1979
Quando guardo una fotografia di Laurie Simmons la mia attenzione rimane a lungo concentrata sull’immagine, nei miei occhi c’è la volontà di analizzare ogni singolo elemento della composizione, che non è solo fotografica ma assume il significato più universale del termine. Laurie Simmons crea dal nulla una scena che poi ritrae attraverso al fotografia, moltiplicando in questo modo il concetto di composizione.
Laurie Simmons intenta a comporre una delle sue scene caratteristiche attraverso l'utilizzo di modellini di carta bidimensionali
Le fotografie di Laurie Simmons hanno suscitato in me interesse ed ispirazione, sicuramente dovute alla scelta insolita dei soggetti e alla modalità della loro rappresentazione. In uno dei suoi lavori più recenti “The Love Doll”, l’artista racconta la vita e le emozioni di un’ipotetica ragazza orientale avvalendosi di una bambola dall’incredibile dettaglio, che inserendo in contesti quotidiani con oggetti reali e non più modellini, ricopre ogni fotografia di un realismo immediatamente percettibile che viene smascherato soltanto da uno sguardo più attento ed analitico.
Alcuni scatti dell'opera fotografia "The Love Doll" di Laurie Simmons, 2009/2011
Il senso di inquietudine che avvolge la maggior parte delle fotografie di Laurie Simmons, a volte davvero considerevole come nelle opere "Talking objects" o "The music of Regert", attribuisce ulteriore fascino al lavoro di questa artista che ha trovato attraverso la propria visione e rappresentazione di modellini e pupazzi uno stile personale subito riconoscibile.
Osservando le fotografie di Harry Callahan ci si accorge immediatamente dell’interesse dell’artista per il contrasto e la luce. Callahan fu un fotografo molto prolifico nel suo lavoro, i suoi soggetti e le sue composizioni sono molto varie, ma nella totalità della sua esperienza fotografica la ricerca e sperimentazione della luce è costante.
Alcuni scatti eseguiti da Harry Callahan nella città di Chicago tra il 1940 e 1950
Callahan sperimenta l’efficacia visiva del contrasto tra bianco e nero con diversi soggetti, una donna, un filo d’erba, un palo della luce, tutto ciò che vede rappresenta diverse opportunità di costruzione fotografica. Ho riscontrato una sperimentazione analoga del contrasto nelle fotografie che scattò Gabriele Basilico in occasione del suo viaggio in Scozia del 1969, in esposizione il mese scorso presso la Galleria Bel Vedere di Milano.
L’uniformità del colore interrotta dall’intromissione del suo opposto è un’elemento ricorrente nelle fotografie di Basilico così come in quelle di Callahan, ma se il primo adotta prevalentemente come campo di sperimentazione l’architettura urbana, il secondo espande la sua ricerca anche attraverso altri elementi quali il corpo umano e le piante. L’effetto visivo è sempre di grande impatto e diverse fotografie di questo autore hanno saputo emozionarmi.
Una delle fotografie di Gabriele Basilico in occasione del suo viaggio a Glasgow in Scozia nel 1969
Questa gita al Museum of Modern Arts di New York, anche se virtuale è stata senz’altro un esperienza tanto piacevole quanto formativa, che mi ha permesso di conoscere molti autori interessanti e mi ha fornito stimoli diversi per la formazione della mia fotografia.
Tornerò quanto prima tra i corridoi del MoMA per analizzare ed omaggiate il lavoro di altri autori che tanto quanto Del Valle, Simmons e Callahan hanno suscitato il mio interesse e la mia attenzione.
Tornerò quanto prima tra i corridoi del MoMA per analizzare ed omaggiate il lavoro di altri autori che tanto quanto Del Valle, Simmons e Callahan hanno suscitato il mio interesse e la mia attenzione.
Riccardo Scarparo
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