Sabato pomeriggio ho fatto visita alla Galleria Bel Vedere di Milano in occasione della mostra fotografica dedicata a Gabriele Basilico e Marco Introini, ancora aperta fino al 16 Novembre.
Il tema proposto è il Viaggio in Scozia, soggetto trattato da entrambi i fotografi in due momenti diversi della loro vita ma che oggi per la prima volta ci viene mostrato assieme. Entrambi gli autori documentano il paesaggio scozzese secondo il proprio occhio e gusto personale, con alcune caratteristiche comuni. La lotta tra luce e ombra, il contrasto tra bianco e nero, i riflessi della luce sulle diverse superfici, sono aspetti caratterizzanti delle campagne paesaggistiche di Basilico e di Introini, esaltate ulteriormente dalla scelta monocromatica di tutte le fotografie.
Gabriele Basilico esegue i suoi scatti nel 1969, e nella sua ricerca artistica concentra la sua attenzione principalmente nelle zone della periferia urbana di Glasgow. In molte delle sue fotografie è particolarmente evidente il contrasto tra luce e ombra, rappresentati reciprocamente da cielo ed architettura urbana; e un'elemento che ho trovato ricorrente è l'invasione dell'ombra sul territorio della luce, l'architettura che penetra nella natura; ad esempio una gru che rompe la continuità del bianco del cielo, o un lampione.
Una parte del percorso espositivo dedicato a Gabriele Basilico e Marco Introini,
fotografie scattate con Canon EOS 550D, Galleria Bel Vedere, Milano Novembre 2013
la loro architettura composta da mattoni consumati e lamiere arrugginite appare con toni scuri e spenti, ma le finestre che riflettono la luce bianca del cielo donano vita a questo scenario, e così come le finestre anche i panni bianchi appesi ad asciugare sui fili, o la stessa immondizia abbandonata sui bordi delle strade. Forse Basilico sta lanciando un messaggio: è vero, ci viene mostrato un paesaggio trascurato e desolato, in un orario dove non si vede nessuno in giro e dove apparentemente non c'è nulla di esteticamente bello e interessante, ma solo apparentemente, perché guardando queste foto lo spettatore può rendersi conto che tra queste strade e queste mura c'è vita, ci sono delle persone che donano personalità e colore a questa periferia. A supportare questa ipotesi c'è la scelta dell'autore di ritrarre dei bambini e dei ragazzi locali in alcuni scatti.
I bambini non sono tristi, in tutte le foto appaiono sorridenti, o con le braccia spalancate come a dire "Benvenuti nella nostra città!"; la povertà c'è ma non viene percepita. Ho trovato l' atteggiamento fotografico di Basilico in questa occasione molto positivo, è stato bravo a documentare una realtà di miseria e abbandono come la periferia di Glasgow degli anni '60 riuscendo ad esaltarne maggiormente gli aspetti positivi, utilizzando la luce come un'efficace strumento visivo ed espressivo.
Le fotografie di Introini hanno una linea dell'orizzonte molto lontana, restituendoci una visione ampia e panoramica degli scenari rappresentati. Questo tipo di fotografia a mio parere si relaziona in modo particolarmente efficace con il territorio che l'autore esplora, fatto di sconfinate vallate e colline rocciose che si susseguono su diversi piani e di coste che si affacciano sui mari del Nord. Così come i paesaggi rappresentati appaiono puliti ed ordinati, anche le inquadrature scelte da Introini hanno le medesime caratteristiche, apparendo bilanciate ed equilibrate nello spazio e nelle luci. I contrasti tra zone di ombra e zone di luce ritornano, non evidenti come nelle fotografie di Basilico, ma l'effetto che viene creato è molto piacevole. Le rocce, l'acqua dei laghi e del mare, i tetti delle case, creano interessanti riflessi di luce, che donano una propria personalità ad ogni fotografia. Anche Introini, come Basilico, potrebbe voler comunicare qualcosa con le sue scelte. In molti casi le ombre e le luci mettono in relazione l'opera dell'uomo con il paesaggio naturale. In una foto scattata sulle coste di Portree, nell'isola di Skye, i bianchi riflessi sull'acqua proseguono sui tetti delle case, che grazie all'angolazione di ripresa sembrano essere immerse nell'acqua, creando un'unica composizione tra naturale e artificiale. Oppure le rovine dei castelli sulle coste dei mari del Nord, che si mimetizzano con le rocce diventando parte del paesaggio.
Nelle sue foto l'autore sembra rendere omaggio alla bellezza della natura, sottolineandone la supremazia che comunque permette una quieta e contenuta convivenza con l'opera dell'uomo, la quale si pone ad essa sempre in modo rispettoso, senza arroganza. Anche quando l'elemento urbano è maggiormente presente, ad esempio nelle vedute panoramiche di Edimburgo, il mio pensiero trova un fondamento. Tutto è completamente ordinato ed equilibrato, come nella fotografia in cui si vedono i capannoni industriali allineati davanti alle architetture storiche cittadine;
l'equilibrio della composizione è dato non solo dalla scelta del punto di vista, ma anche dalle risposte tra luce e ombra che si creano tra i tetti dei capannoni e le facciate dei palazzi retrostanti. Questa foto mi ha affascinato particolarmente, non solo per la sua forte valenza estetica, ma anche perché in essa ho individuato diverse storie. Questa composizione potrebbe rappresentare un tentativo di Introini di raccontare la città; l'industria che sta alla base dell'urbanizzazione, che sostiene la città; oppure la storia potrebbe evolversi attraverso i diversi piani visivi, partendo dall'industrializzazione si arriva all'urbanizzazione, tutto in perfetta sincronia. Ma la fotografia che più mi ha colpito ed emozionato, non solo tra quelle di Introini ma tra tutte quelle esposte, è una fotografia del lungomare di Loissemouth.
Sono rimasto a lungo davanti a questa foto, e mentre la guardavo riaffioravano in me ricordi legati ad un escursione recentemente fatta in compagnia della mia ragazza sul lungomare di Sottomarina; nello scenario ripreso da Introini mi è sembrato di rivedere quello che vidi io quel giorno, con questo mare calmo e silenzioso, senza il caos e la dinamicità dei bagnanti, e ne ho rivissuto per qualche attimo l'atmosfera. Inoltre questa fotografia mi ha riportato in qualche modo sulle strade di casa mia, la linea dell'orizzonte molto lontana accompagnata progressivamente dalle basse colline di sabbia mi ha ricordato alcune vedute della campagna attorno a Pernumia, caratterizzate da campi sconfinati dove ogni tanto fa capolino qualche vecchia casa o fattoria. Sono stato bene, e in me è rimasta una piacevole sensazione che mi ha accompagnato durante tutto il resto della giornata.
Nelle sue foto l'autore sembra rendere omaggio alla bellezza della natura, sottolineandone la supremazia che comunque permette una quieta e contenuta convivenza con l'opera dell'uomo, la quale si pone ad essa sempre in modo rispettoso, senza arroganza. Anche quando l'elemento urbano è maggiormente presente, ad esempio nelle vedute panoramiche di Edimburgo, il mio pensiero trova un fondamento. Tutto è completamente ordinato ed equilibrato, come nella fotografia in cui si vedono i capannoni industriali allineati davanti alle architetture storiche cittadine;
l'equilibrio della composizione è dato non solo dalla scelta del punto di vista, ma anche dalle risposte tra luce e ombra che si creano tra i tetti dei capannoni e le facciate dei palazzi retrostanti. Questa foto mi ha affascinato particolarmente, non solo per la sua forte valenza estetica, ma anche perché in essa ho individuato diverse storie. Questa composizione potrebbe rappresentare un tentativo di Introini di raccontare la città; l'industria che sta alla base dell'urbanizzazione, che sostiene la città; oppure la storia potrebbe evolversi attraverso i diversi piani visivi, partendo dall'industrializzazione si arriva all'urbanizzazione, tutto in perfetta sincronia. Ma la fotografia che più mi ha colpito ed emozionato, non solo tra quelle di Introini ma tra tutte quelle esposte, è una fotografia del lungomare di Loissemouth.
Sono rimasto a lungo davanti a questa foto, e mentre la guardavo riaffioravano in me ricordi legati ad un escursione recentemente fatta in compagnia della mia ragazza sul lungomare di Sottomarina; nello scenario ripreso da Introini mi è sembrato di rivedere quello che vidi io quel giorno, con questo mare calmo e silenzioso, senza il caos e la dinamicità dei bagnanti, e ne ho rivissuto per qualche attimo l'atmosfera. Inoltre questa fotografia mi ha riportato in qualche modo sulle strade di casa mia, la linea dell'orizzonte molto lontana accompagnata progressivamente dalle basse colline di sabbia mi ha ricordato alcune vedute della campagna attorno a Pernumia, caratterizzate da campi sconfinati dove ogni tanto fa capolino qualche vecchia casa o fattoria. Sono stato bene, e in me è rimasta una piacevole sensazione che mi ha accompagnato durante tutto il resto della giornata.
Vedere questa mostra e conoscere la Scozia attraverso gli occhi di questi due artisti è stata un'esperienza bellissima, interessante e formativa, che consiglio a tutti, anche in vista del fatto che l'ingresso è libero. Inoltre per chi lo desiderasse, è possibile acquistare il libro "Glasgow. Processo di trasformazione della città" che documenta il lavoro svolto da Gabriele Basilico, e le stesse fotografie esposte, che sono tutte disponibili per la vendita.
Riccardo Scarparo
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